L’autostima è un pilastro fondamentale della nostra vita: grazie all’autostima siamo in grado di far fronte alle difficoltà, di credere in noi stessi e di realizzare progetti.
L’autostima nel bambino
Il pensiero mentale positivo va costruito fin da piccoli, in questa prospettiva JEAN PIAGET(pedagogista ed epistemologo svizzero) affermava: “Lo sviluppo mentale è una costruzione continua, paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta diventa più solido, o piuttosto alla messa a punto di un delicato meccanismo”.
L’autostima è un costrutto in continua evoluzione che si inizia a costruire fin dai primissimi anni di vita e rappresenta il valore che ogni soggetto attribuisce a se stesso. Tale valore non è pre-esistente, ma si costruisce mediante i rimandi che le persone significative (genitori, fratelli, nonni, parenti frequentati abitualmente) danno al bambino.
L’importanza dell’autostima per la crescita personale è approdondita nel corso online Autostima e consapevolezza di sé: credere in se stessi.
Come possiamo far accrescere l’autostima nel bambino?
- SOTTOLINEARE I PUNTI DI FORZA. Quando i bambini sono consapevoli di aver successo, imparano ad affrontare nuove sfide con più confidenza. Bisogna conoscere i loro punti di forza e rafforzarli facendo complimenti per i successi avvenuti anche se di piccola entità.
- CRITICARE IL COMPORTAMENTO NEGATIVO, MA NON IL BAMBINO. Criticando il comportamento negativo invece che il bambino stesso, lo si può aiutare a percepire le sue azioni come qualcosa su cui lavorare.
- ACCETTARE LE INSICUREZZE DEL PROPRIO FIGLIO. Ogni bambino sperimenta insicurezze e dubbi, perché si trova a conoscere un mondo per lui sconosciuto. Quando prendono piede sentimenti di dubbio e paura, il genitore, soprattutto, deve accogliere queste insicurezze e trasformarle.
- RICORDARE CHE “SBAGLIANDO SI IMPARA”. Il bambino deve imparare attraverso l’errore a infilarsi una scarpa, a scrivere il proprio nome, a comprendere le tabelline, e così via. Alcuni ricercatori hanno scoperto che chi riconosce l’errore attiva meccanismi neurologici della ricompensa, mentre chi “non ammette l’errore” attiva dentro di sé meccanismi di “evitamento”.
- LASCIARE IL BAMBINO LIBERO DI SCRUTARE L’AMBIENTE CIRCOSTANTE. A volte i genitori hanno degli atteggiamenti eccessivamente protettivi nei confronti dei bambini, per timore di perdere il controllo o che la situazione sfugga di mano (pensiamo ai genitori che trovano sempre soluzioni ancor prima che i bambini si siano posti un problema). A questo proposito Maria Montessori (Chiaravalle 31 agosto 1870-Noordwiijk 6 maggio 1952, educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata) affermava che l’adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa utilmente agire da solo: se fa meno del necessario non può agire utilmente; se fa più del necessario – e perciò si impone o si sostituisce al bambino- spegne i suoi impulsi fattivi.
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L’approccio cognitivo-comportamentale
L’autostima, quindi, è un prezioso punto di forza che si sviluppa nella prima infanzia, ma che può ricevere una brusca interruzione e avere ripercussioni nella nostra vita (potrebbe indurci a sviluppare la depressione). Un approccio importante deriva dalla teoria cognitivo-comportamentale (CBT), che si propone di aiutare i pazienti ad individuare pensieri negativi ricorrenti e disfunzionali, al fine di sostituirli con convinzioni più funzionali.
L’obiettivo della CBT consiste nell’eliminare stati depressivi o ansiogeni che causano comportamenti di bassa autostima, tutto ciò si basa sul concetto che le risposte comportamentali ed emotive sono fortemente influenzate da idee, pensieri, convinzioni e credenze relative agli eventi del vissuto.
Quali fasi sono previste?
- VALUTAZIONE INIZIALE: lo psicoterapeuta raccoglie informazioni.
- PSICO-EDUCAZIONE: lo psicoterapeuta illustra al paziente il problema rassicurandolo.
- RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA: questa fase prevede un dialogo tra psicoterapeuta e paziente per cercare di capire le cause che hanno portato al malessere.
- ESPOSIZIONE: l’ultimo step prevede che il paziente si esponga a circostanze in grado di innescare situazioni di angoscia che facciano emergere il problema di modo tale che il terapeuta faccia affrontare al paziente con tranquillità l’evento che crea disagio.