Il 22 maggio 1978, in Italia, fu approvata la legge 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
Questa legge, insieme all’abolizione della norma che vietava la pubblicità e la vendita di contraccettivi nel nostro Paese (1971) e all’approvazione della legge sull’istituzione dei consultori familiari (1975), rappresentò un importante cambiamento per la salute riproduttiva delle donne italiane e il riconoscimento dei diritti delle persone in questo ambito.
Cos’è cambiato in questi 45 anni
Nel corso di questi 45 anni, molte cose sono cambiate. L’interruzione volontaria di gravidanza è notevolmente diminuita, rappresentando probabilmente uno dei maggiori successi nel campo della sanità pubblica.
Dai 235.000 casi registrati nel 1982-83, si è passati a 85.000 interruzioni volontarie di gravidanza nel 2016.
Le donne e le coppie italiane hanno oggi ampio accesso alla contraccezione e all’intervento stesso. Inoltre, le tecniche utilizzate per eseguire l’intervento sono migliorate e le complicanze e i decessi ad esso associati sono diventati rarissimi.
Grazie al sistema di sorveglianza epidemiologica gestito dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Istat e le Regioni, che è attivo dal 1980, è stato possibile raccogliere informazioni dettagliate sul fenomeno, sviluppare azioni preventive e migliorare la qualità dell’assistenza.
Sulla base dei dati provenienti da questo sistema di sorveglianza, ogni anno il Ministro della Salute presenta una relazione sullo stato di attuazione della legge.
Un punto di svolta nella storia della salute riproduttiva delle donne italiane
La Legge 194 ha rappresentato un punto di svolta nella storia della salute riproduttiva delle donne italiane, garantendo loro il diritto di scegliere in modo consapevole e responsabile riguardo alla propria gravidanza.
Grazie a questa legge, le donne hanno potuto accedere a servizi di consulenza e informazione sui metodi contraccettivi, nonché all’interruzione volontaria di gravidanza in casi specifici.
Le misure adottate per migliorare l’efficacia della Legge 194
Negli ultimi decenni, sono state implementate diverse misure per migliorare l’efficacia della Legge e garantire una maggiore tutela dei diritti delle donne.
Ad esempio, sono stati istituiti centri specializzati per l’assistenza all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), che offrono un supporto professionale e senza giudizio alle donne che scelgono di interrompere una gravidanza.
Inoltre, sono stati promossi programmi di educazione sessuale nelle scuole e nella società in generale, al fine di prevenire gravidanze indesiderate e diffondere una cultura basata sulla responsabilità sessuale.
Il ruolo fondamentale del sistema di sorveglianza epidemiologica
Grazie al sistema di sorveglianza epidemiologica, sono stati raccolti dati preziosi sull’IVG in Italia.
Questi dati hanno consentito di monitorare l’andamento delle interruzioni volontarie di gravidanza nel tempo, identificare eventuali problematiche e adottare misure correttive quando necessario.
Inoltre, la raccolta di informazioni accurate ha contribuito a sfatare alcuni pregiudizi e a fornire una base solida per il dibattito pubblico sul tema.
Nonostante i progressi raggiunti, è importante continuare a lavorare per garantire che le donne italiane abbiano accesso a servizi di salute riproduttiva di qualità e che i loro diritti siano pienamente rispettati.
Ciò implica la promozione di una cultura che valorizzi l’autonomia delle donne nella scelta della propria salute sessuale e riproduttiva, nonché l’eliminazione di qualsiasi forma di stigmatizzazione o discriminazione nei confronti delle donne che scelgono di interrompere una gravidanza.
In conclusione, la Legge 194 ha segnato un importante progresso per la salute riproduttiva delle donne italiane, garantendo loro il diritto di scegliere in modo libero e consapevole riguardo alla maternità.
Grazie al monitoraggio costante e all’implementazione di misure preventive, è stato possibile migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre i rischi associati all’IVG.
Tuttavia, è fondamentale continuare a promuovere l’accesso equo e universale ai servizi di salute riproduttiva e a difendere i diritti delle donne in questo ambito.
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(fonte immagine: ilgiornale.it)