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Oltre la paura: chi è e cosa fa lo psicologo

psicologo

“Potrei fare anche io lo psicologo!”, “Sono andato dallo psicologo: ho speso soldi e non ha risolto nulla!” “Studi psicologia? Sicuramente non combinerai nulla, nella vita!”.
Un numero esiguo di affermazioni quotidiane che, purtroppo delineano continuamente la professione dello psicologo.

Ignoranza? Incredulità nella professione? O magari, paura dell’ignoto?

E per ignoto intendo la conoscenza di se stessi. I pregiudizi sono all’ordine del giorno, si sa: le persone giudicano di continuo, mettendo in atto dei “bias cognitivi”, in gergo psicologico, ossia delle distorsioni cognitive.

In realtà, la psicologia ci insegna che avere dei pregiudizi è qualcosa di intrinseco all’essere umano. Del tutto normale, insomma. Ma la verità è che quando si parla di psiche, di conoscenza di se stessi, di scavare nel profondo di qualcosa che ci tormenta per arrivare alla risoluzione del problema, ci si sta davvero mettendo davanti a qualcosa di enorme.

Confrontarsi con se stessi richiede coraggio e noi non siamo abituati a gestire situazioni più grandi di noi. Noi scappiamo! O comunque cerchiamo di trovare ogni mezzo possibile che ci renda le cose meno complicate.

Risulta davvero strano che in una società così all’avanguardia come la nostra si assista ad un fenomeno di una tale arretratezza. Parlando in termini di grandezza potremmo sostenere che, in questo caso, il progresso sociale è inversamente proporzionale non allo sviluppo della mente quanto alla sua consapevolezza. E perché? Probabilmente siamo troppo impegnati a riempire la nostra “testa” di cose inutili piuttosto che svuotarla del superfluo. Svuotarla vorrebbe dire analizzare il problema – e noi di problemi siamo già pieni! E se invece il fatto stesso di iniziare a “fare pulizia” potrebbe essere esso stesso una delle risoluzioni dei problemi di cui lamentiamo?

Faticoso? Sicuramente! Spaventoso? Assolutamente sì! Tempo da dedicare? Infinito!

La verità è che nessuno può insegnarci come dobbiamo vivere la nostra vita, nemmeno i più grandi psicologi. E non per mancanza di abilità, di talento o per scarsa bravura, ma perché è una questione talmente personale e ampia che la ricetta non può darcela nessuno.

 

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LO PSICOLOGO

Ma allora a cosa serve uno specialista della mente se le questioni sono un qualcosa di personale? Ad una domanda tanto semplice è veramente molto complicato fornire una risposta adeguata. Per capirlo bisogna scegliere di “frequentare” uno psicologo. Un po’ come quando si sceglie di frequentare una persona. Bisogna imparare a vedere la questione da una prospettiva diversa: dallo psicologo non va chi vive dei disagi, intesi come patologie. O meglio, anche quella cerchia di persone rientra tra i frequentanti di una psicoterapia, ma non solo!

Si sceglie di andare dallo psicologo perché si smette di avere le risposte giuste alle tante domande che viaggiano nella nostra testa. È chiaro che questo porta ad uno scombussolamento interiore notevole: bisogna essere pronti al cambiamento, bisogna cominciare a far pace con le nostre paure e ad accogliere il dolore che, per quanto possa spaventare, è l’unico modo per attraversare “la strada” e raggiungere il traguardo.

Ecco, allora, che la parola da affiancare allo psicologo non è “pazzo” ma coraggioso! Scegliere di combattere le proprie battaglie è per chi ha coraggio. Per chi sa che, nonostante tutto, alla fine diventerà più forte. Una sorta di supereroe. Perché quello che ha vissuto è unico e può solo contribuire ad essere divulgato per fare del bene. Un po’ come fosse un superpotere.

OLTRE LA PAURA

Se si dovesse attribuire un significato più profondo allo psicologo, si potrebbe dire che sia un’immagine speculare di se stessi. La decisione di una terapia corrisponde all’atto di coraggio più grande verso la proprio persona e ad una enorme dimostrazione d’amore verso la stessa, perché è il momento in cui i pregiudizi vengono scavalcati dalla curiosità di conoscersi.

E, per quanto la curiosità celi un’infinita gamma di emozioni, dalle più semplici alle più complesse, da quelle più intense all’apatia totale, quello step in più vale la pena.

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