“Mi sembrano vecchi quelli che pensano che la conoscenza della storia, della letteratura del passato, dei processi sociali e culturali che ci hanno preceduto non servono per vivere il presente. Ci deve essere una strada per coniugare progresso tecnologico e cultura. E non voglio tornare indietro: voglio andare avanti, in un mondo che abbia più cultura, più consapevolezza, più coscienza di sé!”.
Parole di un giornalista e critico letterario, curatore di diversi programmi radiofonici e televisivi, Piero Dorfles, che nel suo testo, Il ritorno del dinosauro. Una difesa della cultura, invita ad una saggia riflessione sul vero valore di ciò che può sembrare astratto e inutile ma che invece cela l’essenza della nostra umanità. La cultura ci caratterizza, ma ultimamente sembra che questo concetto sia divenuto noioso oltre che ritenuto poco sensato e credibile, in un contesto sociale dove alcuni verbi come produrre, apparire e avere hanno preso il posto di ESSERE
La scuola è il primo lugo dove si fa e si diffonde la cultura, una istituzione intimamente legata alla famiglia, (scuola-casa), come afferma Dorfles, che però ha perso il suo valore, centralità e rispetto. Trasmettere il sapere e la voglia di formare una coscienza vengono associati ad una strana fantasia romantica e inappropriata; si dimentica che invece è questa la vera urgenza. La scuola è conoscenza del passato per creare un futuro, non solo presente, non solo tecnica e pratica, occorre quindi riconsegnarle la “dignità” e il ruolo che le spettano. La scuola come base solida da cui partire per la costruzione di personalità future, che andranno a contribuire alla crescita di società differenti e auspicabilmente migliori.
La scuola, se vuol anche definirsi “inclusiva”, deve poter poggiare su criteri ben saldi, strutturati sulla diffusione di saperi e conoscenze, tali da essere il punto di partenza per incentivare a creare una società multietnica, in grado di far convivere le “diversità”, la multiculturalità. Come afferma Angelo Panebianco, nel suo articolo del Corriere della Sera, datato 26 agosto 2024:” Una società multietnica richiede da parte di tutti gli attori del processo educativo competenze, lungimiranza e intelligenza”.
BIBLIOTECHE NELLE SCUOLE: LE “STANZE” DELLE MERAVIGLIE
Esattamente calzante e appropriata la parola intelligenza nella sua globalità, che sottintende anche quella emotiva, quando le protagoniste sono la scuola, la cultura e chi per loro svolge una “missione” nobile a volte sottovalutata, gli “attori” succitati; a seguire, educazione ed istruzione, formazione umana e costruzione di moltissimi sé, personali e unici, di coscienze vive, libere e che sanno dare voce alla propria intimità, anima. Tutto passa attraverso le pagine dei libri, parole che si nutrono di altre parole, termini e vocaboli che sanno raccontare e insegnano a pensare, riflettere, analizzare e “criticare” per poi comprendere, quello che poi non è affatto marginale se si vuol parlare di rispetto, di accettazione e di multiculturalismo.
Infinite parole, che popolano il mondo e lo accrescono in tutte le sue parti, straordinarie e differenti, raccolte tra due copertine, rigide, flessibili, di carta o “plastica”, a loro volta spesso riposte in alcune “stanze”, non di certo le solite camere di un appartamento, ma nascondigli di meraviglie e molto di più: le nostre insostituibili e amate biblioteche, che forse non devono rimanere solo dei semplici spazi riempiti di scaffali e volumi, perché nascono per dare “vita” a ciò che contengono. È fondamentale, dunque, la trasmissione di ciò che le popola e che nelle scuole siano ben presenti, per stimolare il piacere di sapere e di incontrarsi.
LIBRI E VOCABOLI PER CRESCERE
Sara Erriu, giornalista e pubblicista, e Giuseppe Antonelli, insegnante di Storia della Lingua Italiana, all’Università di Pavia, nell’inserto La Lettura, del Corriere della Sera, in data 8 ottobre 2024, ci raccontano del valore intrinseco e intangibile delle biblioteche, dei libri e delle parole scritte. Sottolineano la vera esigenza, la necessità umana e culturale di dotare le scuole, a partire da quelle dell’infanzia, di questi ambienti, fatti di persone e testi in perenne comunicazione tra loro; fornire una grande varietà di contenuti, che sappiamo incuriosire, coinvolgere e anche “stravolgere” per mettersi in discussione.
Si ricorda un progetto ormai esistente da sette anni, #ioleggoperché, un’iniziativa per donare libri a tutte le biblioteche scolastiche, in tutta Italia. Antonelli, a proposito di libri, pone in evidenza uno testo di particolare rilievo, per i più piccoli: Vocabolario Italiano illustrato bambini scuola primaria.
Un vocabolario per bambini e bambine, alla loro portata, per chi sta scoprendo e deve ancora scorgere molti orizzonti, che ha bisogno di continui stimoli per imparare a parlare, dialogare, per crescere comprendendo non solo una lingua e le sue parole, ma anche e soprattutto chi si ha di fronte, quanto di più “diverso”.
Citando dal Vocabolario succitato proprio il significato della parola DIVERSO, così attuale e investita di tanto valore, si nota una descrizione semplice e diretta proprio ai bambini:” –Il colore dei tuoi occhi è diverso dal mio- Che non è uguale o simile a un’altra cosa o un’altra persona- In quel negozio vendono diversi tipi di cappelli”. Un vocabolo che non può e deve incutere paura, anzi, nella sua chiarezza riesce ad entrare nella mente dei più piccoli, con un linguaggio leggibile, senza destare stupore o ritrosia, ma solo la gioia del conoscere e apprezzare qualcosa di “nuovo”; un interscambio necessario per una crescita sana e stimolante.
La lettura delle favole: i sacri scrigni dei bambini –