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La giornata internazionale dei musei

La giornata internazionale dei musei

Nonostante la data del 18 maggio sia ormai trascorsa, non per questo perde il suo valore ricordare la giornata dedicata ai Musei: si dice che “il passato è alle spalle” o “il passato è passato”, ma senza quello risulta senz’altro difficile poter costruire un futuro solido e capire cosa non sia stato giusto fare e cosa invece abbia funzionato.

Dal 1977, l’ICOM (international Council of Museums) organizza la Giornata Internazionale dei Musei: il ruolo dei Musei ha una rilevanza per la società e il suo sviluppo; veicolo di cultura, scambio e ricerca continua per non smettere mai di dare un senso al sapere, alla propria crescita e formazione personale.

I musei fanno questo, mantengono saldo il valore di ciò che è passato, aiutandoci a comprendere la straordinaria beltà e magnificenza che in essi vive anche al giorno d’oggi.

Prima dell’avvento dell’istituzione museale, solo tesori e collezioni private erano diffuse,  come spiega il filosofo e saggista Krzysztof Pomian, nei suoi due testi Dalle sacre reliquie all’arte moderna e Collezionisti, amatori e curiosi. Parigi-Venezia XVI-XVIII secolo.

L’autore afferma come gradualmente, però, le raccolte di oggetti divennero di carattere pubblico, per essere ammirate da tutti, grazie alle donazioni di collezioni da privati cittadini. Qui di seguito, alcuni dei primi musei più importanti sorti nella storia:

  • Primo episodio fra tutti, Papa Sisto IV e la donazione delle sue sculture nel 1471, poi collocate in Campidoglio.
  • Nel 1661, l’acquisto della collezione Amerbach, composta di stampe, quadri e medaglie, da parte dell’ateneo di Basilea. Nacque così il primo museo al nord delle Alpi.
  • Nel 1793, il Louvre Museum che accolse le opere antiche appartenute alla Corona.

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XIX Secolo: i musei e la loro diffusione in Europa

Ecco, dunque, l’avanzare del fondamento di una nuova istituzione: il Museo, che si diffuse con grande prestigio in Europa durante tutto il XIX secolo.

L’autore K. Pomian conferma e sottolinea come l’istituzione del Museo divenne nel tempo, e per tutto il diciannovesimo secolo, proprietà simbolica degli abitanti di ogni nazione europea.

Si fece strada, dunque, la definizione culturale di Museo: una Collezione che da privata si trasforma in pubblica, esposta a tutti e per tutti, liberamente fruibile, a cui ogni cittadino può assistere ammirando gli oggetti, le opere e le bellezze di ogni tempo contenute al suo interno, usufruendo di una cultura straordinaria e unica.

“Pubblica”, anche nel senso di “Appartenente ad uno Stato”: ad una istituzione pubblica, ad un territorio e alla sua popolazione. Il Museo si visita, si rispetta il suo regolamento e quello che promuove con la sua costituzione, si conoscono e comprendono le opere, di ogni genere e varietà, che ne fanno parte.

Piano, piano, le tematiche dei musei divennero sempre più differenti e specifiche; accanto ai musei di pittura europea, antichità romane, greche e anche egiziane, vennero a costituirsi musei di antichità etniche e anche preistoriche; due esempi:

  • Il Nationalmuseet di Copenaghen, nel 1807.
  • Museo di Cluny a Parigi nel 1844, destinato alla conservazione di oggetti caratteristici dell’epoca medievale.

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Tra conservatorismo e innovazione: come l’arte non conformista trova un posto nella storia

Per tutto il XIX secolo, come spiega il nostro autore e filosofo Pomian, i musei contenevano solo opere di artisti del passato, quelli scomparsi, fino all’apertura dei musei di arte moderna, avvenuta in Francia dopo la Seconda guerra mondiale.

Di fronte al museo legato all’arte del passato, però, Pomian ci dice che, a partire dalla corrente impressionista e dai suoi “seguaci”, si rese possibile anche la sopravvivenza di un’arte meno antica, molto meno conformista.

Si parla quindi di collezionisti amatori e difensori di un’arte “diversa” e quindi definibile esattamente anticonformista.

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I musei anticonformisti

Collezionisti in grado di far entrare nell’arte, nel mondo dei musei, il non convenzionale e non accettato ufficialmente; collezionisti riusciti a far sopravvivere questo tipo di arte a cavallo fra le due guerre, sotto i regimi totalitari, che volevano le opere di artisti ebrei e anticonformisti distrutte e sottratte all’occhio del pubblico.

Un esempio fra tutti, quattro anni dopo l’apertura del MoMA di New York (1929), proprio quando il regime totalitario prende il potere in Germania, il caso di un avvocato di Colonia, Josef Haubrich, che partecipò al salvataggio delle opere definite “arte degenerata” dal regime nazista, e volle conservare la sua collezione d’arte del XX secolo, cominciata dopo la Prima guerra mondiale. Nel 1946, quando i musei di arte moderna ottennero la loro consacrazione ed iniziò la loro diffusione, Josef offrì la sua collezione al Museo di Wallraf-Richartz, che subì pesanti distruzioni ad opera dei nazisti. La collezione in questione poi, tra il 1947 e il 1955, girò tutta la Germania occidentale.

Oramai, la Seconda guerra mondiale era terminata e la sacralizzazione dell’arte anticonformista divenuta reale e lampante. Negli anni Cinquanta del Novecento, quindi, cubisti, surrealisti e artisti dell’astratto, come gli impressionisti, apportarono e affermarono la loro arte e il nuovo modo di concepirla; finalmente una differente capacità di intendere l’arte entrò a far parte della storia con grandi riconoscimenti e consensi.