1. Educazione alimentare a scuola dal punto di vista legislativo
L’educazione alimentare, soprattutto in ambito scolastico, è una tematica che viene affrontata in maniera sostanziale.
Nel corso degli anni, sono state emanate delle norme, che sanciscono la notevole importanza dell’ educazione alimentare a scuola. Ad esempio, ricordiamo la legge n.92 del 20 agosto 2019, che introdusse l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e secondo ciclo d’istruzione. In particolare, nell’articolo 1 comma 2, si afferma che l’educazione civica contribuisce a promuovere il diritto alla salute e al benessere della persona.
2. Benefici dell’educazione alimentare a scuola
Secondo l’OMS e il FAO, l’educazione alimentare è un processo informativo ed educativo che permette di:
· promuovere adeguate abitudini alimentari
· avere più consapevolezza sulle norme igieniche degli alimenti
· attenzionare i diversi stili di vita, la scelta coerente della tipologia di alimenti e bevande consumati
In soldoni, l’alimentazione riveste un ruolo centrale all’interno della nostra società, in quanto essa permette di stabilire e di determinare la qualità complessiva della vita di ogni individuo.
Si è verificata, però, una notevole diffusione di comportamenti alimentari errati e dannosi per la salute. Per questo motivo, il mondo scolastico dovrebbe impegnarsi affinchè vengano affrontate le tematiche legate all’alimentazione, soprattutto per rendere consapevoli gli studenti con disabilità intellettiva, aiutandoli all’autocontrollo e alla gestione dei pasti.
3. Alimentazione e disabilità intellettiva
Il termine “disabilità intellettiva” ha sostituito il termine “ritardo mentale” nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), identificandolo come il disturbo dello sviluppo intellettivo. Questo disturbo è stato collocato tra i “disturbi del neurosviluppo”.
Un individuo con disabilità intellettiva, spesso, non riesce a svolgere alcune attività di vita quotidiana. Tra di esse ritroviamo, anche, il procurarsi del cibo per la sopravvivenza dell’individuo stesso e il saper distinguere ciò che può essere salutare da ciò che può risultare dannoso per la propria salute.
Nel DSM-5, in particolare, vengono descritti, anche, i Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, tra cui ritroviamo, ad esempio: la Pica, la ruminazione, l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il Bringe eating disorder.
4. Disabilità intellettiva e sindrome di Down
Uno dei disturbi in cui è presente una disabilità intellettiva è la sindrome di Down. Può essere presente una disabilità intellettiva con grado lieve (QI 50-70), moderato (QI 35-49), grave (QI 20-35) o gravissimo (QI inferiore a 20).
Jérôme Lejeune, nel 1959, scoprì che la sindrome di Down, inoltre, è un disturbo cromosomico dovuto alla presenza di un cromosoma in più nella ventunesima coppia di cromosomi. Per questo motivo, la sindrome di Down è denominata, anche, trisonomia 21.
Andando nello specifico, si è visto che nel patrimonio genetico di ogni essere umano sono presenti 46 cromosomi raggruppati in 23 coppie simili, una delle quali è costituita dagli etero-cromosomi o cromosomi sessuali (indicati con le lettere X e Y), in quanto sono quelli che determinano il sesso dell’individuo (XX nella femmina e XY nel maschio).
Nella sindrome di Down, durante la meiosi, i cromosomi di una stessa coppia non si separano tra loro, producendo un gamete con entrambi i cromosomi. Se esso viene fecondato, si produrrà una cellula zigote con 3 cromosomi. Questo disequilibrio cromosomico e la presenza della disabilità intellettiva rendono il soggetto con sindrome di Down non in grado di svolgere alcune attività o, almeno, di svolgerle con meno naturalezza e meno rapidità. Un’attività quotidiana che coinvolge il soggetto, ed anche gli altri soggetti normodotati, è il procurarsi del cibo per garantire la propria sopravvivenza.
5. Alimentazione e sindrome di Down
Il rapporto tra l’alimentazione e la sindrome di Down è molto articolato e particolare.
Si è notato che i soggetti con sindrome di Down sono predisposti allo sviluppo di sovrappeso e obesità fin dai primi anni di vita. Si presenta, di conseguenza, il rischio di sviluppare resistenza insulinica e diabete di tipo 2, iperlipidemia (aumento patologico del colesterolo e/o di grassi nel sangue) e sindrome metabolica, in adolescenza e in età adulta.
Inoltre, si è stimato che la popolazione pediatrica con sindrome di Down soffre di difficoltà di alimentazione (mangiare, bere e deglutire) a causa dell’ipotonia muscolare (abnorme diminuzione del tono muscolare) che caratterizza questa sindrome.
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