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DSA e inizio anno scolastico: paure e ostacoli

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Un nuovo anno scolastico sta per iniziare e per gli oltre 250mila bambini con disturbi dell’apprendimento l’avvicinarsi dell’apertura della scuola suscita paure, ansie, senso di inadeguatezza e, a volte, rifiuto.

MA COSA SONO I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)?

Innanzitutto specifichiamo cosa significa la sigla “DSA”, ancora poco chiara per alcuni.

Per capire il significato di DSA, dobbiamo sapere che i disturbi specifici dell’apprendimento sono relativi a particolari problematiche che un bambino manifesta nella fase della prima scolarizzazione, ma con segnali di allarme evidenti già prima dell’ingresso a scuola.

I DSA sono una disorganizzazione legata alla scrittura, alla lettura o al calcolo, che non coinvolgono l’intelligenza del bambino ma creano confusione e si ripercuotono sia negli apprendimenti che nelle attività della vita quotidiana.

Nello specifico, ricordiamo che ci sono quattro disturbi nello specifico:

In alcuni casi, i DSA possono manifestarsi contemporaneamente, incrementando le  difficoltà: in questi casi parliamo di comorbidità.

I DSA sono tutelati dalla legge dell’8 ottobre 2010, n.170 (e dalle successive linee guida) che garantisce il diritto allo studio agli alunni con dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia.

 

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PERCHÉ UN BAMBINO CON DSA HA TANTE PAURE?

Il bambino è spesso cosciente delle proprie difficoltà ed è proprio questa consapevolezza a renderlo ansioso e fragile, perché deve spesso confrontarsi con i  coetanei, avendo la cognizione che le proprie criticità potranno inficiare sul rendimento scolastico e, di conseguenza, troverà deludente il paragonarsi con gli altri.

COME INTERVIENE  LA SCUOLA?

Il decreto del 12 luglio 2011 pone a carico delle istituzioni scolastiche l’obbligo di attuare i necessari interventi pedagogico-didattici per il successo formativo degli alunni e degli studenti con DSA, attivando percorsi di didattica individualizzata e personalizzata, anche attraverso la redazione di PIANI DIDATTICI PERSONALIZZATI e ricorrendo a strumenti compensativi e misure dispensative.

La direttiva del 27 dicembre 2012, rivolta agli alunni e studenti con bisogni educativi speciali, intende portare a compimento la vocazione italiana, così profondamente maturata dagli anni della legge 517/1977, alla realizzazione di una scuola realmente inclusiva, in grado di differenziare la propria azione in rapporto alle differenti situazioni.

L’accresciuta sensibilità sociale, connessa all’aumentata complessità della società stessa e resa più acuta e accorta dalla maggiore attenzione, in tutti i paesi occidentali, ai diritti della persona, ha portato alla consapevolezza del carattere unitario del problema della diversità nell’apprendimento. Nel frattempo, anche  l’avanzamento delle neuroscienze ha portato ad una visione molto più sottile delle distinzioni tra difficoltà, disturbi e patologie, facendo emergere ampie e complesse zone di confine tra disturbi e difficoltà.

SI UTILIZZA SPESSO UN AGGETTIVO: “SPECIALE” (BES)

Nella tradizione della scuola italiana, l’aggettivo “speciale” ha sempre riguardato le condizioni di disabilità: speciali erano le scuole per minorati psicofisici ed era speciale la pedagogia ad essi rivolta.

Attraverso una lunga maturazione, le prassi educative e didattiche si sono estese a tutte le situazioni di difficoltà e in questo contesto, anche a livello internazionale, si ha la direttiva del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, che compie per la prima volta un vero e proprio passo avanti sostanziale, qualitativamente nuovo, nel riconoscimento della diversità delle situazioni di apprendimento.

Per approfondire

Il tema dei disturbi specifici dell’apprendimento è approfondito in numerosi contenuti e corsi online disponibili sul portale disturbispecificidiapprendimento.it e sulla piattaforma IGEACPS.it.

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