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Della relazione sororale: sorella-sorella (Parte 2)

Della relazione sororale: sorella-sorella (Parte 2)

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Come visto nell’incipit, il primo racconto è quello del Mito (mythos), ossia “parola, racconto fantastico” (differente da logos che invece prevede che la “parola” sia razionale e dimostrabile).

In quanto tale, il mito è anche emersione dell’inconscio rispetto alla narrazione, non dimostrabile, che ogni persona può avere della propria nascita. Il trauma della nascita è un trauma collettivo, nel senso che è provato da tutti. Dal dentro al fuori, dal caldo al freddo, dalla sicurezza all’insicurezza, ecco, ogni neonato è sottoposto a tale trauma e a tale stress.

L’amore sororale qui, si rivela nella salvezza della sorella violata, in nome non soltanto del sentimento d’amore, ma anche nel segno della riconoscenza.

La seconda narrazione è quella della Fiaba, ossia “racconto fantastico”. La differenza tra le due forme narrative consiste nel fatto che il Mito può avere conclusioni anche dolorose (v. i miti di Icaro, Narciso, Edipo e di tanti altri), mentre la Fiaba ha, in genere, ha un lieto fine.

Nel secondo racconto, l’amore sororale si concretizza nel perdono dei torti e nell’accoglimento. In entrambe, c’è amore. Ma perché le sorelle si amano e vanno insieme “a vedere l’arcobaleno”?

L’amore tra sorelle

Entra in scena la memoria del trauma della nascita, di cui sopra. Ogni sorella ricorda quella primordiale sensazione di solitudine per la quale piange, si dispera fino al contatto rassicurante e sa che anche l’altra ha in sé quell’engramma. Le sensazioni che le legano sono quelle della vicinanza emotiva, della tenerezza, dell’empatia ed anche dell’identificazione. Per estensione di ciò, è come se le sorelle si dicessero: “ti capisco, so cosa provi perché lo provo anch’io. Io sono come te”.

Il film di Curtis Hanson del 2005 “In her shoes”, tradotto letteralmente “Nelle sue scarpe” (ancor meglio “Se fossi lei”) recita in modo sublime quanto sopra nella poesia che una dedica all’altra, che si conclude con la frase: “Il tuo cuore esiste nel mio”.

Quando le sorelle si amano, si vogliono bene, oltre all’aiuto, è presente in loro il riconoscimento reciproco, ossia ognuna si rispecchia nell’altra. Non è cosa da poco, perché si mette in atto ciò che J. Lacan (psicoanalista francese, 1901-1981) ha teorizzato nella Teoria della fase dello specchio: “l’identificazione rappresenta la base di tutte le altre eventuali identificazioni che l’individuo può avere nel corso della vita”.

Ecco, oltre alla sofferenza per la nascita, un altro motivo importante per essere legate nel sentimento sororale. Questo si addice ancora di più alle sorelle gemelle: forse non c’è amore più sincero come quello di queste sorelle. Non può esserci identificazione migliore e neppure miglior engramma della nascita.

Certo, anche le gemelle possono litigare, però in genere fanno sempre pace. Tra loro difficilmente c’è invidia, tutt’al più competizione (ma quella buona). Il loro amore può essere struggente se separate. un esempio singolare di questo e anche del processo di identificazione è descritto nel libro di S.K.Tremayne “La gemella silenziosa”.

Un altro esempio di amore sconfinato tra gemelle lo offrono le gemelle siamesi toracopagi (in questo caso hanno in comune il torace). Tra loro c’è una dipendenza totale che, per forza di cose, le fa diventare una in due. In questo caso può esserci rancore e aggressività ma lo stato psicologico di entrambe non può che essere di amore compassionevole.

Essere sorelle non è una scelta, ma lo può diventare nel bene e nel male. E’ una relazione particolare che impronta la loro vita e in questo le sorelle si offrono reciprocamente esperienze psicologicamente uniche. Inoltre, tra loro c’è un legame di sangue indissolubile che dovrebbe essere sempre ricordato come fatto ineluttabile.

Letture consigliate (anche in adattamento cinematografico)