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Che cos’è l’intelligenza intuitiva

Che cos’è l’intelligenza intuitiva

Da sempre l’intelligenza intuitiva affascina l’uomo. Viene associata in genere al genio, perché le grandi scoperte scientifiche sono avvenute grazie a degli istanti di intuizione, al di fuori dell’analisi razionale.

Il potere dell’intuizione

Einstein scriveva: “L’intuizione è un dono sacro del quale la ragione è un servitore fedele. Abbiamo creato una società che onora il servitore e che dimentica il dono.”

D’altro canto, noi tutti sappiamo che è grazie alla nostra intuizione che prendiamo le decisioni della nostra vita, piccole o grandi che siano, anche se ci proclamiamo esseri razionali e cartesiani.

Dal punto di vista delle grandi religioni orientali (taoismo, buddismo, induismo) non c’è nessun mistero. Nelle lingue tradizionali di queste religioni millenarie, i termini che designano conoscenza e coscienza sono spesso identici.

Intelligenza intuitiva e rigpa

Il buddismo tibetano definisce con rigpa l’intelligenza o la coscienza primordiale, che significa letteralmente “vedere”. Si tratta infatti di vedere direttamente, immediatamente e completamente e non di una conoscenza analitica e concettuale costruita passo dopo passo.

La cosa più difficile da comprendere per noi occidentali è che rigpa si rivela nel momento preciso della dissoluzione dello spirito concettuale.

L’attaccamento alle costruzioni mentali, alle credenze e ai concetti, così come l’agitazione mentale che l’accompagna, sono visti come un velo sull’intelligenza primordiale. Il seguente aforisma buddista si rivela in modo decisamente pertinente per la vita quotidiana:

“se non rimescoliamo l’acqua essa diventerà limpida. Allo stesso modo la natura dello spirito è tale che, se lo lasciamo, se non lo manipoliamo, troverà da solo la pace e la chiarezza originali.”

Per comprendere meglio l’intelligenza intuitiva, ecco una storia tradizionale del buddismo tibetano.

Entri in una stanza buia dove ci sono una quantità enorme di oggetti. A tentoni cerchi di riconoscerli uno per uno.

Questa è la conoscenza razionale, che funziona in modo graduale e analitico.

Improvvisamente una luce si accende e vedi di colpo tutta la stanza.

Questo è rigpa.

Poi la luce si spegne praticamente subito.

Se ti domandano di elencare tutto quello che c’era nella stanza, dirai che hai visto come un lampo che ha illuminato tutto l’ambiente ma non riuscirai a descrivere tutto quello che c’era nella stanza.

Questo è un po’ come funziona l’intelligenza intuitiva.

Ma torniamo in Occidente per vedere cosa è successo da quando è stata introdotta la Mindfulness (meditazione in piena coscienza) negli anni ’90.

Si è parlato del tema “prendere le decisioni”. Per prendere una decisione, dobbiamo valutare tre elementi: l’analisi razionale, l’aspetto emotivo e l’intelligenza intuitiva.

Praticando la meditazione, i pensieri e le emozioni si calmano, e l’intuizione si manifesta. In effetti, ci sono diverse testimonianze di praticanti che raccontano che le idee più creative sono arrivate alla fine della loro meditazione.

In un ambiente lineare, prevedibile e ordinato è spesso più efficace un’analisi razionale per decidere e pianificare un’azione. Al contrario, in un ambiente volatile, imprevedibile o caotico, quando predomina l’elemento umano, l’intelligenza intuitiva diventa utile.

È per questo che la meditazione è sempre più usata ai nostri tempi, dove viviamo con un’insicurezza e un’instabilità sempre in aumento.


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Il meccanismo dell’intuizione

L’intuizione va ad attingere a tre risorse principali.

  1. Come un albero, la prima fonte è la ramificazione delle sue radici. Si tratta della totalità delle informazioni, delle esperienze vissute in passato e immagazzinate nell’inconscio.
  2. La seconda fonte è paragonabile alle foglie di un albero. Si tratta dei segnali forti o deboli, captati nell’istante presente. Tutti questi segnali sono indefiniti e non possono essere valutati dall’analisi razionale.
  3. La terza fonte è l’intelligenza collettiva. Infatti, la nostra intuizione personale può andare al di là delle limitazioni temporali e spaziali. L’intelligenza intuitiva ha la facoltà di attingere a una fonte virtualmente illimitata, fuori dai limiti del tempo, dello spazio e dell’individuo. Tutto questo è normale secondo la filosofia buddista dove, per esempio, l’individuo, il tempo e lo spazio non sono che categorie concettuali creati dalla mente.

Come si sintetizzano queste fonti di informazioni in un lampo, al di fuori della volontà?

I ricercatori di scienze cognitive hanno provato a rispondere.

Poco prima di un’intuizione, avviene un “lasciar andare”, una discesa dentro di noi, un’assenza di controllo e di attività mentale. Poi, all’improvviso, la presenza aumenta, si ha una specie di risveglio, un sentimento di unità e accordo interiore. Si prova una sensazione di sorpresa, di stupore e di meraviglia.

Questi sono gli elementi che troviamo anche in un’esperienza meditativa: lasciare andare, assenza di attività mentale, presenza aumentata, risveglio, unità. Ed è anche questo che ci ricollega all’approccio buddista. Bisogna anche sottolineare il posto essenziale occupato dal corpo nell’intelligenza intuitiva.

Quante volte abbiamo preso delle decisioni razionali o emotive mentre il nostro corpo si opponeva con tutte le sue forze? Ci siamo pentiti di questa decisione qualche giorno, mese o anno dopo?

Per quanto mi riguarda, mi è successo diverse volte nella vita. Avrei dovuto ascoltare i segnali che il corpo mi mandava e tenerne conto nel prendere la mia decisione.

A questo proposito, la meditazione cosciente sulle diverse parti del corpo può aiutare a sviluppare il “sesto senso” dell’intuizione.

Dobbiamo anche considerare che se ignoriamo costantemente i messaggi del corpo, la nostra verità interiore potrà poi manifestarsi sotto forma di malattia, dolori, o disordini di diverso tipo.

L’intelligenza intuitiva, al di là dell’aiuto che ci fornisce nel prendere decisioni, è la nostra voce interiore profonda, la nostra saggezza, la nostra guida più preziosa. È nostro compito imparare a ascoltarla e ad accudirla.

Per concludere, se esiti a seguire la tua intuizione, prova a chiederti queste due domande, che ti aiuteranno a chiarire quello che c’è in gioco:

  1. Che cosa rischio se seguo la mia intuizione?
  2. Che cosa non rischio se seguo la mia intuizione?

Ti auguro di coltivare e sviluppare questa conoscenza interiore che è in te!